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Incontro sull’integrazione

Aggiornamento: 6 apr

Avete mai ascoltato la storia raccontata da un africano, sul viaggio che ha dovuto intraprendere per scappare dalla guerra in atto nel suo paese?

Ci vuole coraggio per affidare ad altri la propria storia, eppure Rebecca, Antoine e Alpha lo hanno fatto venerdì scorso, con i ragazzi di una classe di terza media della scuola Bellotti di Busto Arsizio.

I ragazzi della scuola avevano da poco concluso una settimana di approfondimento sui temi dell’interculturalità e dell’integrazione, gli insegnanti desideravano dar loro l’opportunità di incontrare persone che, come Rebecca, Antoine e Alpha, avessero storie da raccontare. Le loro sono storie di attualità che ci riguardano da vicino, di persone che approdano sulle nostre terre, costretti a fuggire dal proprio paese, ad abbandonare i loro affetti per affrontare un viaggio da molti chiamato il “Viaggio della speranza”. Questo è un viaggio che si traduce in tragitti infiniti, percorsi a piedi attraverso il deserto o per mare sui gommoni, migliaia di persone in fuga, irretite in quella che oggi viene definita la “Nuova tratta degli schiavi”.

Il laboratorio proposto ai ragazzi li ha accompagnati a immedesimarsi in un viaggio, compiuto per svariati motivi, verso un paese straniero. Nel nuovo paese, attraverso il gioco, dovevano sperimentare e capire le difficoltà di una nuova lingua, le difficoltà di imparare e rispettare regole sociali differenti dal proprio paese, e la necessità di trovare risposte ai propri bisogni, e infine a condividere cosa è per loro l’integrazione. A queste dinamiche sono seguite le testimonianze di Rebecca e Antoine, accolti nell’appartamento “Il velo”, e di Alpha, accolto con altri giovani africani nell’appartamento “BOA”.

I giovani studenti erano rapiti dalle storie narrate, assetati di sapere cosa succede veramente lungo il viaggio, e quando si arriva in Italia. Molte sono state le domande da loro poste, con umiltà e delicatezza, ma senza mai tirarsi indietro; spinti dal bisogno di conoscere il diverso che avevano di fronte a loro e di sapere se in Italia stavano bene:

“Cosa succede lungo il viaggio nel deserto? Come ti prepari, cosa ti porti in viaggio? Chi hai lasciato nel tuo paese? Quando sei partito desideravi venire in Italia o volevi andare da un’altra parte? Perché vi hanno rubato i documenti? Siete stati messi in prigione in Libia? Dove siete sbarcati in Italia? Come avete fatto ad arrivare a Busto? Quali documenti avete ora? Sentite la vostra famiglia? Cosa farete adesso?”.

La nostra associazione si è rivolta ai giovani studenti con la consapevolezza che formeranno la nuova società italiana. La nostra convinzione è che nell’incontro coi giovani c’è l’opportunità di mettere in dialogo i diversi, che sanno porsi in ascolto, e scoprire che è possibile condividere i valori e i principi sanciti nella Costituzione italiana.

Non solo, una volta tornati a casa, possono condividere coi propri genitori l’incontro avvenuto a scuola con Rebecca, Antoine e Alpha. Possono entrare in dialogo con gli adulti e insegnare loro qualcosa. Magari a porsi quelle stesse domande, di fronte alle immagini e ai messaggi che le notizie comuni ci trasmettono quotidianamente. I giovani di oggi possono già fare la differenza e aiutare gli adulti a vedere negli immigrati delle persone, e non delle minacce.



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